Una Testimonianza su Giovanni Ligasacchi

Articolo scritto per il nº 143 di Brescia Musica nell’Aprile 2015, in occasione del decimo anniversario della morte.

Influenza Indiretta

Io non ho conosciuto personalmente il Mº Giovanni Ligasacchi, ma il suo operato ha indirettamente condizionato il mio modo di vivere il mondo bandistico nei molteplici ruoli che ho ricoperto nel frequentarlo: strumentista, insegnate, compositore e direttore.

Quando nel 1987 iniziai la mia attività come strumentista della Banda Cittadina di Brescia, il Mº Giovanni Ligasacchi aveva lasciato la direzione da qualche mese, dunque non ebbi modo di conoscerlo personalmente.

La “Isidoro Capitanio”

Avevo assistito ai concerti che la “Isidoro Capitanio” fece al Teatro Grande negli anni ’85, ’86 e ’87; oltre al programma del ’86 che prevedeva alcuni dei brani di autori fra i più importanti della musica originale per banda legata alla rivoluzione Francese:

E.Mehul, F.J.Gossec, C.S.Chatel e L.Cherubini, in questi tre concerti si eseguirono autori come: D.Milhaud, O.Respighi, F.Erickson, G.Jacob, mi ricordo anche l’effetto positivo che mi fece la musica di M.Kawasaki; questo autore Giapponese era amico del Maestro; in Italia penso che la sua musica fosse totalmente sconosciuta. 

I miei gusti musicali sono cambiati, ma allora ero alla ricerca di tutto ciò che era innovativo e non convenzionale: nel panorama bandistico bresciano da me conosciuto e frequentato il repertorio della “Isidorio Capitanio” lo era. Fu questo il motivo che mi indusse ad accettare la proposta di entrare in organico alla “Cittadina”.

Sul sito dell’Associazione Isidoro Capitanio ci sono i programmi dei principali concerti che la Banda tenne a partire dal 1974, leggendoli si può notare il percorso che il Maestro fece nella scelta del repertorio.

Il Repertorio

Nel concerto al Grande del 1974, accanto a delle trascrizioni, c’è un originale di un autore italiano e tre brani di autori olandesi; se non il primo, Giovanni Ligasacchi fu uno dei primi ha portare ed eseguire in Italia brani delle Edizioni Molenaar.

La casa editrice Molenaar rivoluzionò (nel bene e nel male) il repertorio bandistico Europeo, immettendo sul mercato brani originali e trascrizioni caratterizzati da una strumentazione innovativa che, oltre a facilitare i maestri nella fase della concertazione, garantiva alle bande uno standard ottimo sia nella resa sonora che nella qualità del suono, facilitando nel complesso l’intonazione generale e il bilanciamento.

Non dimentichiamo che la Banda di Brescia partecipò sia nel 1966 che nel 1970 al World Wind Music, il più importante Concorso Europeo di esecuzione per Bande che ogni quattro anni si tiene nella cittadina Olandese di Kerkrade.

Dunque Ligasacchi e la Banda di Brescia venne a contatto diretto, primi in Italia, con una realtà Bandistica molto attiva ed organizzata che si apprestava ad “invadere” l’Europa bandistica con il suo stile di musica, come abbiamo visto, molto funzionale e fruibile. Fruibile e accattivante in quanto “più facile” e di conseguenza accessibile ad un maggior numero di bande. Queste caratteristiche facilitarono il maggiore coinvolgimento del pubblico e delle nuove generazioni di bandisti. 

Per il Maestro, usufruire di queste nuove pubblicazioni fu comunque solo una prima fase del suo percorso per il rinnovamento dei programmi della sua banda; in seguito abbandonò quasi del tutto questo tipo di repertorio, le cui qualità spesso erano, e sono tutt’ora, affiancate da una carenza di contenuti.

Negli anni appena successivi alla partecipazione al concorso di Kerkrade, cominciò ad affiancare ai classici per Banda della tradizione Inglese e a trascrizioni di qualità, anche brani di autori contemporanei più impegnativi. 

Primo Contatto

Negli anni che precedettero il mio ingresso in organico nella “Isidoro Capitanio”, ebbi modo solo in due occasioni di avere contatti con Ligasacchi; la prima volta a Desenzano del Garda in una conferenza sulla storia della Banda italiana. Questa conferenza faceva parte di una serie di incontri di interesse musicale, rivolti a tutti i bandisti ed a qualsiasi persona che ne fosse interessata.

Organizzata da Emiliano Gusperti, allora direttore della Banda locale, il relatore fu Giovanni Ligasacchi. Oltre all’ascolto di dischi, allora introvabili in Italia, in quell’occasione ebbi modo di conoscere notizie che non sapevo sulle Bande italiane; per esempio di come queste fossero importanti e conosciute alla fine dell’800 fino al primo novecento, e del ruolo importante che ebbero alcuni maestri e strumentisti di Banda italiani per lo sviluppo della musica bandistica statunitense. 

Secondo Contatto

Il secondo contatto con il Maestro fu in occasione della presentazione, da lui organizzata, dell’edizione italiana del manuale “Elementary Training for Musicians” di Paul Hindemith: il testo, il cui titolo in italiano è “ Teoria musicale e solfeggio”, fu presentato dal curatore dell’edizione italiana: Andrea Tolmelli.

La breve introduzione del libro è del compositore Azio Gorghi; dalle sue parole si capisce il perché Ligasacchi volle promuovere una nuova pubblicazione di un libro di solfeggio: “…il libro è un valido strumento per aggiornare la metodologia dell’insegnamento di Teoria e solfeggio nei Conservatori…”, “… ci troviamo di fronte ad un’iniziativa editoriale coraggiosa, che tende a colmare una lacuna nel campo della trattatistica teorico-musicale del nostro paese.”.

Il Maestro era sempre alla ricerca di didattiche più efficaci per insegnare a leggere ed a praticare la musica; questo manuale corrispondeva ed avvallava il suo approccio pratico dell’insegnamento della musica.

L’incontro si tenne nella sede del Centro Giovanile Bresciano di Educazione Musicale, quella fu la prima e ultima volta che misi piede in quel “mitico”luogo. Dopo la presentazione ci fu un interessante dibattito a cui partecipò anche il pubblico; ricordo particolarmente una testimonianza diretta sull’utilizzo del testo in un paese dell’America Latina (se non ricordo male: l’Argentina). 

Da questi due incontri ebbi modo di conoscere un uomo appassionato nell’esporre le proprie idee ma al tempo stesso discreto nel porsi in relazione ad altre persone

Fin dai primi anni di collaborazione con la Banda Cittadina di Brescia ho sempre pensato di essere un intruso, in quanto non provenivo dal Centro Giovanile, ne dalla scuola di musica della Banda, ne tantomeno dal Conservatorio Cittadino, ma mi sbagliavo.

L’influenza del Maestro

In effetti l’influenza che il Maestro ebbe su di me fu importante anche se indiretta: passò, prima dal Mº Giuseppe Sottini, che, clarinettista della Banda Cittadina fu direttore per molti anni della Banda del mio paese, poi dai molteplici scambi di edee con il Mº Emiliano Gusperti, estimatore dell’operato di Giovanni Ligasacchi.

Ma in cosa consiste in sostanza questa “influenza”: Il considerare la banda e il mondo bandistico in generale, non solo un efficace mezzo per imparare a suonare uno strumento: …usare la musica: cioè suonare e non solo ascoltare…, ne  solo un espressione popolare legata ha ritualità sociali di carattere civile o religioso; ma un mezzo alla portata di tutti per fare arte, che “ nel suo significato più sublime, è l’espressione estetica dell’interiorità umana”.

L’eredità del Maestro

Ricordare Giovanni Ligasacchi oggi, per me significa non solo ricordare doverosamente una figura importante del mondo Bandistico bresciano.

Ma sottolineare come l’agire di una persona possa trascinare, indirizzare, modificare una tendenza o una realtà.

L’eredità del Maestro, penso proprio sia questa: anche se è vero che … quello che conta… , come afferma Renzo Baldo in un intervista che fece per il n° 16 di Brescia Musica a Ligasacchi nel 1986, …è il risultato prodotto dalla collettività…, è l’agire, nel bene e nel male, di ogni singolo individuo che fa la differenza.

Non abbiamo alibi: tutto può dipendere da noi.