Pensare la Banda Contemporanea

Recensione del libro di Lorenzo Dalla Fonte: “ La Banda: Orchestra del nuovo millennio” scritta per il nº 94 di Brescia Musica nell’Aprile del 2005.

Un libro è in qualsiasi caso un veicolo d’informazione e d’idee, quest’ultime si possono anche non condividere, ma comunque fanno pensare e riflettere. Queste due azioni in genere ci arricchiscono; di conseguenza l’uscita di un libro come quello scritto dal M° Lorenzo Della Fonte non può che essere accolto in maniera positiva da tutti coloro che frequentano in vari modi il mondo bandistico. 

Il Libro

“La Banda: Orchestra del nuovo millennio” avverte l’autore fin dall’inizio, “non è una storia della banda, ma un percorso critico attraverso l’evoluzione storica del repertorio per fiati. Una guida pratica che può essere d’aiuto, per la scelta del programma di un concerto ai direttori, organizzatori etc…etc…”.

Il libro è suddiviso in 16 capitoli, nei quali, con un linguaggio chiaro e sintetico, viene tracciato un percorso spazio – temporale. Seguendo le composizioni e gli autori più significativi che hanno scritto per fiati, questo percorso, attraversa i vari paesi del mondo partendo dalle origini fino ai nostri giorni. 

Il filo conduttore di questo viaggio è dunque il repertorio.

Come si sa, un repertorio specifico di qualità, garantisce a qualsiasi tipo di formazione strumentale, come ad ogni singolo strumento, longevità, dignità, e notorietà.

Di conseguenza: “la conoscenza della letteratura bandistica, quella vera, non commerciale ma d’arte. È il primo passo per far scattare l’evoluzione del repertorio proposto dalle bande”.

Il Filo Conduttore

Ma per evolvere bisogna prima conoscere, ecco perché questo libro è un tassello importante soprattutto per noi italiani, per cominciare a dipanare la nebbia che avvolge la storia e il repertorio bandistico internazionale.

Questo lavoro d’altra parte aiuterà in varie misure (anche come supporto morale), i molti che da anni si danno da fare per far sì che il mondo della musica amatoriale abbia più rispetto per se stesso, condizione quest’ultima indispensabile per essere rispettati:

gran parte della musica dei tempi passati era scritta per i dilettanti… crediamo forse che gli “amateurs” dell’epoca di Mozart fossero migliori esecutori dei dilettanti odierni…? No di certo….Perché dunque i dilettanti del XVIII° secolo potevano eseguire la musica di Mozart di Haydn o di Beethoven, mentre si fa credere a quelli odierni che la musica “vera” sia riservata ai professionisti?

Il libro come ammette anche l’autore stesso, lascia aperte molte problematiche e perplessità (non ultima, quella legata all’esigenza di ogni maestro di banda, di coinvolgere il più possibile i giovani e per far questo è innegabile che l’utilizzo di un certo tipo di musica aiuta molto, quindi non si dovrebbe demonizzare la musica leggera), ma come dicevamo all’inizio; le idee e la conoscenza alimentano se stesse e questo non può che essere positivo.