A proposito di una pubblicazione di Antonio Martino

Antonio Martino – Strumenti, Suoni e Colori della Banda, editrice Salentina – Galatina

Articolo scritto per il nº 151 di Brescia Musica: Dicembre 2016

Il Libro

“ Strumenti, Suoni e Colori della Banda” di Antonio Martino.  Il libro di 118 pagine è diviso in quattro parti:

1) Gli strumenti della Banda,

2) Marce celebri: Analisi,

3) Brevi percorsi analitici di marce celebri 

4) la quarta parte formata da un breve Glossario e una Bibliografia. 

Il testo dal taglio decisamente divulgativo soprattutto nella parte dedicata agli strumenti della banda, diventa più specifico nella analisi di marce celebri e nel successivo percorso analitico. 

Oltreall’analisi strettamente musicale (organologica, armonica e formale), vengono fornite brevi ma importanti notizie sugli autori e, nel caso degli inni delle forze armate, anche utili informazioni sulle bande stesse.

Fin dalle prime pagine è evidente, a parte qualche breve riferimento al mondo bandistico del Nord Italia e a quello internazionale, che si sta parlando di una realtà da noi lontana, sia geograficamente che culturalmente: Il libro trasuda della più squisita tradizione bandistica dell’Italia del Sud; in particolare la Puglia.

Le Bande Musicali del Sud D’Italia

Una realtà dove, accanto alle bande di paese, operano le “bande da giro”. Le “bande da giro”; eterogenee per quanto riguarda la provenienza degli strumentisti, e gestite da veri e propri impresari, dalla primavera fino a fine estate girano i paesi dell’Italia meridionale per animarne le numerose Feste religiose e civili.

Nei loro concerti, tenuti nella “Cassa armonica” ( palco in legno sormontato da una cupola), si eseguono in prevalenza trascrizioni di pagine tra le più conosciute tratte dalle opere liriche scritte tra la fine del ‘800 e l’inizio del ‘900. Durante le esibizioni in movimento, invece, è la Marcia Sinfonica la regina incontrastata della festa.

Una dimensione lontana per noi bandisti settentrionali, la cui conoscenza non va al di là del sentito dire. Da ogni pagina del libro emerge questa tradizione ricca di passione e fortemente intrecciata nel tessuto sociale del meridione. 

Riflessioni

La lettura di Strumenti, Suoni e Colori della Banda mi ha fatto ulteriormente riflettere su un argomento di cui ho avuto modo di discutere in più occasioni con alcuni miei colleghi: La validità musicale e l’importanza storica che le Marce Sinfoniche hanno avuto per il mondo bandistico Italiano fino a diventarne il simbolo.

E proprio in quanto simbolo di una tradizione, il cui carattere melodico/armonico andava sempre più stretto, sono state poco a poco eliminate dal repertorio della maggioranza delle bande del nord.

Nei primi anni 70, nel panorama bandistico Bresciano, o almeno nelle bande più attive della provincia; la Marcia Sinfonica e la strumentazione teorizzata e in parte applicata da Alessandro Vessella erano considerati ostacoli da superare e sradicare per poter far decollare il mondo bandistico, permettendogli in questo modo, di uscire da un ristagnamento sempre più critico. 

La Rinascita Bandistica Nel Nord D’Italia

Dotare le bande di un organico che potesse affrontare un repertorio nuovo è stato l’inizio del rinascimento Bandistico nel Nord Italia. Il repertorio nuovo proveniva soprattutto dagli Stati Uniti e in misura minore, per quanto riguarda l’organico, dall’Olanda (tutt’ora nei Paesi Bassi coesistono produzioni musicali che si avvalgono di diversi tipi di organici).

In ultima analisi si può dire che in quegli anni anche le bande hanno vissuto quel travaglio che ha colpito il mondo musicale nella sua globalità dopo la diffusione di massa della nuova musica; una nuova musica nata in quel crogiolo di razze e culture che erano e sono gli Stati Uniti D’America: La musica Pop, passando dal Jazz (nelle sue molteplici sfumature), dallo Swing delle grandi orchestre da ballo, fino al Rock and roll.

Ora, se tralasciamo qualche eccezione (mi viene in mente a tal proposito Piero Vidale, compositore e fondatore della Casa Editrice omonima), tutta la copiosa musica originale per banda Italiana fino agli anni ’50/’60, è legata e influenzata dalla poetica e dal linguaggio tardo romantico

Alessandro Vessella

Un linguaggio che trova il suo massimo esponente in Richard Wagner ed è proprio la musica di Wagner che Alessandro Vessella nel 1885, impone al pubblico nei mitici concerti in Piazza Colonna a Roma. Vessella a soli 25 anni ha vinto il concorso per il posto di Direttore della Banda municipale di Roma e si propone di far conoscere al pubblico italiano la musica dei Grandi autori Tedeschi e Francesi.

L’inizio non fu facile; una sera d’estate del 1889, dopo l’esecuzione della marcia funebre di Sigfrido, (tratta dall’opera Wagneriana il Crepuscolo degli Dei), i disordini furono tali che dovette intervenire la forza pubblica.

Dunque il giovane Vessella fu un innovatore, fece una rivoluzione e non fu l’unica, ma, come si sa, quello che è nuovo oggi diventa sorpassato domani, fa parte dell’ordine delle cose di questo mondo; solo una visione distorta della “tradizione” si oppone radicalmente a questi cambiamenti.

Il Mondo Bandistico Italiano tra L’ ‘800 e il ‘900

Per capire ed apprezzare meglio il libro di Antonio Martino bisogna conoscere meglio Alessandro Vessellae il mondo bandistico di fine ‘800 e primo’900.

Il 24 Giugno del 1910, a Piazza di Siena in occasione del 25º anno di direzione della Banda di Roma, si tenne un concerto in onore del suo direttore: il Mº Alessandro Vessella. Il pubblico numerosissimo spingeva sempre di più per entrare nella piazza, ad un certo punto fu sospesa la vendita dei biglietti per evitare che i botteghini fossero travolti dalla folla; tutti poterono entrare. Secondo i resoconti dell’epoca più di cinquantamila (50.000) persone affollarono la piazza

Credo che questa cifra ci faccia capire meglio di qualsiasi parola di cosa e di chi stiamo parlando.

L’invito della Germania (nel 1894) alla Banda Comunale di Roma per una turnée in quattro delle sue maggiori città.

La turnée nel 1903 in Inghilterra dove, dopo un concerto al Palazzo di Cristallo, il Re Edoardo VII conferì al Maestro un’alta onorificenza mai concessa prima ad un musicista non inglese.

Nel 1921, altra turnée, questa volta in Spagna a Valencia e Barcellona, le autorità di Valencia recapitarono al sindaco di Roma le loro felicitazioni; “la miglior banda che abbiamo udito a Valencia”.

Malta invitò il Maestro ad organizzare la Filarmonica della capitale; si trattenne sull’isola il tempo necessario per portare a termine il suo incarico. Tutti questi viaggi all’estero, oltre a farci conoscere meglio la fama che il direttore e la sua banda aveva, ci fanno capire in che alta considerazione, non solo di pubblico, erano tenute le bande. 

La Riforma Vesselliana

Alessandro Vessella scrisse, fra musica per Pianoforte, per coro, per orchestra e naturalmente per banda, una trentina di lavori, e trascrisse ben 559 brani tratti dal repertorio Operistico e Sinfonico. Pubblicò inoltre 11 scritti fra i quali spicca il famoso “Trattato di strumentazione per banda”.

Il 1901 è l’anno della famosa riforma Vesselliana; cercherò in poche righe di fare chiarezza su questo mito. 

Nel 1898 a Torino, dopo un concorso internazionale per bande e società corali, il Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli chiese a Vessella di presentargli una relazione sulle bande musicali Italiane.

Dopo tre anni e tanti ed insistenti rilievi finalmente una commissione si organizzò per trovare strategie per migliorare le bande militari italiane. Il principio ispiratore della riforma fu legato alla ristrutturazione dell’organico; inserire ogni famiglia strumentale al completo, bilanciare e dividere gli ottoni dal timbro chiaro dagli ottoni dal timbro scuro, ma sopratutto distribuire il peso timbrico dei legni (60%), degli ottoni (30%) e delle percussioni (10%).

Nel 1911 Vessella completò la sua proposta di riforma, proponendo tre organici ottimali: Piccola Banda (35 elementi), Media Banda (54 elementi) e Grande Banda (80 elementi).

La sua riforma, purtroppo, non fu messa in pratica; solo le grandi bande militari poterono in parte aderirvi.

A mio avviso la vera riforma Vesselliana, discussa anche questa dalla commissione nel 1901, fu di aver sottolineato l’importanza della preparazione musicale e artistica del direttore di banda.

La necessità di preparare al meglio i futuri direttori convinse il Ministro della Pubblica Istruzione a istituire presso il Liceo Musicale di S. Cecilia in Roma la prima cattedra di Composizione e Strumentazione per Banda; naturalmente Vessella ne fu il docente.

“Non Solo Vessella”

Da questo fermento bandistico di cui, tra l’altro, il Vessella non fu l’unico paladino (lo spiega bene il compianto Marino Anesa nel suo articolo “Non solo Vessella”.) sono usciti una schiera di direttori/compositori/trascrittori con una preparazione musicale solidissima, questi maestri hanno scritto tantissima musica originale per banda impeccabile nella strumentazione e lo svolgimento compositivo.

Questo ci riporta a “Strumenti, suoni e colori della banda”; il libro ci fa conoscere marce e compositori quasi del tutto sconosciuti a noi bandisti del Nord. 

Questi direttori/compositori/trascrittori sono i continuatori della gloriosa tradizione bandistica italiana, e visto che, psicologicamente parlando, la maggioranza delle bande del Nord insieme ad alcune (sempre più numerose) bande del Sud, hanno da tempo “ucciso il padre”, cioè; trovato una propria e nuova identità culturale e sociale, è venuto il momento di guardare la storia delle bande italiane con più obiettività e di fronte ai padri del rinnovamento bandistico italiano, finalmente, “toglierci il cappello”.

– Le Notizie su Alessandro Vessella sono tratte dal libro di Nicola Mario Grano –  Alessandro Vessella edito dalle Edizione Nuova Santelli.